Le poesie

….. D’accordo, non è poesia:

rincorro soltanto barlumi

quand’esco dal sonno

che greve indietro

riporto negli anni

per ogni Natale

di bambini non lieti

la visione della vita

sbiadito un film…… (24 dicembre 1981)

La poesia di Idana Pescioli si muove interamente dentro la storia personale e sociale del nostro tempo, con un grande respiro lirico-profetico. Manifesta il proprio messaggio con un canto ampio ed insieme sillabato in cui la langue, corale ed appassionata, fa emergere la preziosità delle parole.

“D’accordo, non è poesia” scrive l’autrice ma l’oralità/coralità della poesia di Idana Pescioli ripropone in modo naturale l’oltre e l’altro dalla letteratura di maniera, unendo la sua storia privata con quella planetaria.

(da “Lo stupore negato” Edizioni Polistampa, 1996)

I COLORI DEL PANNELLO (1962)

Volete vedere il mio pannello di vecchi ritagli di stoffe già usate cucite coi colori?  E’ fatto per la festa del Natale che viene.  Le pecore di ambra che sembrano gatti.    Il rosso col celeste il verde col limone del trenino che va:l’arancio col viola il turchese col turchino della cappa del camino.      Le palme come fiori sopra i gambi più scuri -un laghetto col ciuffo e le comete a spasso seguite dai sapienti:amarena smeraldo e blu le barbe e le chiome sulle facce del mondo nere gialle e rosate a quadretti del grembiule di piccino dell’asilo che ammira lo stesso. Carichi di pacchi in ceste e corbelli altri strani animali coi cammelli diritti ciclamino polenta bottiglia -un cervo dai rami ondulati e forse un porcellino… Tutto qui l’arazzo pronto a rallegrare una parete a ricomporre una scena a chiamare la gente ad unire nell’affetto.

Si può sempre la pace cucire da noi.

IL TRENINO DELL’AMICIZIA  (1962)

Cucendolo a fiori e smaglianti colori un trenino caricai di allegri alberelli che portano auguri per monti e per valli…agli amici di un tempo e ai più recenti a quelli lontani e ai più vicini ai già cresciuti e ai tanti piccini:prenderli tutti da paesi e città una volta all’anno in accordo perfetto darsi la mano scambiarsi l’affetto -starsi vicini in buona armonia splender candele di raggio vivo ancora in comune ancora a pari…sul nostro trenino sui nostri alberelli che portano auguri per monti e per valli…

SE POTESSI… (1962)

Se potessi donerei una canzone rubandola agli uccelli:ad ogni bimbo solo nella notte di Natale. Se potessi donerei tanta luce rubandola al cielo:ad ogni vecchio solo nella notte di Natale. Se potessi donerei tanto calore rubandolo a tutti i cuori:ad ogni cella di prigione nella notte di Natale. Se potessi donerei tanta salute rubandola a tutti i forti:ad ogni letto di ospedale nella notte di Natale. Se potessi donerei la sua terra rubandola al mondo intero:ad ogni emigrante lontano nella notte di Natale.    Se potessi donerei tanti altri doni rubandoli a chi ne ha di più:per colmare la solitudine nella notte di Natale.


PRESEPI DI UN TEMPO

Cosě era il presepio di quando piccini in ascolto delle campane di mezzanotte si vedevano scendere gli angeli le ali di penne cosě leggere di un soffio…Il cartone si animava e brillavano davanti le stelline imperlate di polvere da un soldo:facevano la strada come le lucciole al grano.Nella strada la farina e dietro i pastorelli con il latte fresco -gli zampognari con il suono puro -i fornaretti con le focacce tenere…E noi davanti a giungere le mani:a chiedere sempre di diventare piů buoni -a lamentare colpe piů grandi del vero.Un presepio tutto di carta con i ripieghi incollati di quelli che oggi non usano piů:ma che si movevano sempre secondo la fantasia.

PICCOLINI SULLA BATTIGIA

Una piccola vita ignuda che avanza.Incerti i suoi passi lontana dalla madre: fiera.I piccolini già ridono al giorno.E ti guardano intensi accogliendo lo sguardo d’amore.Questo è affetto che dilata il respiro del mondo.Per quelli che verranno, grati se non l’abbiamo oscurato.Noi che invece abbiamo innalzato Mostri di violenza.Avidi di danaro e potere, senza onorare lo stupore.Che vede lontano, che avverte segni di un futuro alto.Un orizzonte infinito di luce, di onde piccine abbracciate.Che si rincorrono… sostano baciate e ripartono ariose.Verso il mare grandissimo: che vive di gocce innamorate.

Sul mare di Fiumetto, ore 9, 10 luglio 2002


MANCAVA SOLO IL NOSTRO GRIDO

Erano veri 26 quei bambini sotto le macerie schiacciati dal sisma a S.Giuliano. Ed erano veri e tanti- coloratissimi di bandiere e di emozioni elevate -quei giovani a Firenze nel corteo di otto chilometri.Dopo i tre giorni avere discusso ai acqua e ambiente di giustizia per tutti e sempre di pace- la guerra non risolve…uccide uccide davvero -eccoli in festa andando piroettando cantando sorrisi striscioni e canzoni chiamando attorno tutti alle finestre con le bandiere tutto un trinfo sui trampoli perfino: sia una cosa vera eccezionale senza forzature e tu che vai senza spazio eppure vai lentissima mente verso una meta ambita creduta partecipata amata voluta voluta sia al fine la pace per tutti nel mondo.Eppure – dalla Marcia più grande mai vista mai ammirata così -mancava davvero…davvero l’urgenze mancava:Libertà sia davvero- come “uguale” appena consolidata non scritta -eppure Libertà sia uguale la Nonviolenza di ogni giorno manifesta sia.

La Loggetta, pomeriggio, 11 novembre 2002


QUANDO SI ATTENDE

Quando si attende ci si confonde:fischia il vento e con le nuvole corre via…Se la guerra inizia nel deserto quanti i bambini cadranno quante le bambine col vento o senza, quante le donne ovali i volti occhi profondi addolorati i figli sacrificati anche in Palestina e quel brulicare di colori nei mercati e quei vecchi austeri davanti alle moschee hanno sguardi troppo tristi di buio e terrore.Se questa guerra inizierà sventura immane pei popoli d’Oriente e perfino quei tesori d’Arte distrutti segni di civiltà così alta così vicina a chi le armi non vuole impugnare a chi ripudia le vertenze coi missili risolvere a chi ama quelli d’Occidente e quelli dell’Oriente tutti umani di pelle scura di carne chiara:tutti umani di sangue rosso nelle stesse vene.

La Loggetta, pomeriggio, 14 marzo 2003


PERCHE’ UNA STRAGE COSI’

Ed oggi – mentre da noi si spande il sole a mezzo il giorno – su Bagdad verso la tempesta di sabbia e sul mercato i missili arrivati e sulle case più povere attorno e – con le scuole chiuse – i bambini nei cortili raggiunti a giocare… perché se neppure c’era uno armato?E le donne coi piccini sulle braccia colpite e i piccoli feriti – quella lacrima pudica di bambina -nell’ospedale senza vita sarà… perché così una strage?Perché non ravvedersi… non cambiare la vista…non cambiare il cuore e la vendetta allontanare e l’odio che dentro l’anima si attorciglia per moltiplicarsi… per generare un’altra guerra?Perché i Bambini imparano presto la Cultura e la Civiltà con i metodi di Libertà come Nonviolenza con loro progetti attuati insieme in gruppo…e i Popoli invece – con elezioni e di democrazia i riti -poco la Cultura di Pace producono né la Civiltà apprendono, senza agire la Libertà come Nonviolenza…se ancora 35 sono oggi le guerre nel mondo?

La Loggetta, sera, 28 marzo 2003


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